Il Natale è una festa che ogni anno ci apre sempre orizzonti di speranza perché, ricordando l’incarnazione e la venuta di Gesù nel mondo e nella storia per portarla nella sua pienezza, ci invita allo stesso tempo alla conversione del cuore e alla continua introspezione e riflessione interiore.
La nostra società è basata sull’avere, sul potere, l’autoreferenzialità, sull’apparire, al contrario del modello offerto da Gesù, che umilmente, svuotando sè stesso, assumendo la natura umana, al di fuori del peccato, ci insegna a riconoscere la vera natura umana che è portata anche alla trascendenza.
La dinamica ed il continuo divenire della vita quotidiana, le sue continue incertezze non permettono allo spirito di prevalere e la società stessa relega i bisogni spirituali sempre ad ambiti più circoscritti quasi come se ci si vergognasse ad essere cristiani e a dedicare, nei limiti del possibile, tempo alla speculazione e alla contemplazione del totalmente altro da sé, che Dio, che trascende la natura umana e che va oltre i limite della nostra conoscenza, considerando che oggi, purtroppo, spesso forzatamente si vuole ridurre e ricondurre tutto al vaglio della conoscenza sperimentabile, di tipo razionale e scientifico.
L’uomo nella società odierna più che mai è ridotto a numero, in quanto vale solo se produce, se consuma, se possiede beni materiali elevati illusoriamente allo stesso rango di importanza dei beni eterni: ne deriva quindi una corsa frenetica al consumismo al materialismo e all’utilitarismo, quest’ultimo peraltro spesso coincidente con una grave forma di egocentrismo, per cui si è incapaci di amare il prossimo, che è uno dei fondamentali comandamenti.
Non ci si rende più conto del fatto che ogni uomo ed a immagine e somiglianza del creatore, dal quale la vita dipende e dal quale trae continuo alimento. Bisogna creare, per quanto sia molto difficile, una mentalità da inculcare, per cui, stando a ciò che indicano le sacre scritture, l’uomo vale ed è in quanto persona, ad immagine delle persone della Santa Trinità.
L’uomo è carne e spirito, ragione e sentimento ed è anche, secondo il filosofo Severino Boezio, “una sostanza individuale di natura razionale”.
L’uomo sarà rigenerato a nuova creatura alla fine dei tempi. Alla luce di tutto questo occorrerebbe riaccendere nell’umanità quel suo anelito intrinseco alla trascendenza e alla comunione con Dio, ricordando che le feste hanno una sacra dimensione di socialità e solidarietà, però facendo attenzione a non banalizzare superficialmente questo concetto riducendo a buonismo tutta la dimensione dei rapporti interpersonali.
Per concludere auguro un Santo Natale, di riscoperta di sé stessi e che sua anche un Natale, nonostante le crisi e la pandemia, basato sulla speranza e la pace, intesa non solo come cessazione delle continue guerre civili e di religione e cose di questo genere ma anche intesa soprattutto come frutto dello Spirito ad imitazione di Gesù, l’agnello senza macchia che ha portato su di sé le aspettative ai peccati di tutti, volendo diffondere un messaggio d’amore, di perdono e di misericordia universali.
Alessandro Gugliuzza